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Questa è una delle testimonianze della dott.ssa Biologa Nutrizionista Francesca Marcon, membro del comitato scientifico di EINUMM che applica i principi della Medicina Nutrizionale e Metabolomica nella sua professione.

“Nel mio lavoro spesso collaboro con altri professionisti, come medici, fisioterapisti e farmacisti.
L’alimentazione è una parte fondamentale per mantenere una buona salute e personalmente la considero come parte integrante di diverse terapie. 

Del mio stesso parere è anche la pediatra che mi ha mandato la mamma di P., 4 anni,  affinché valutassi la sua alimentazione. 
P. infatti si ammalava spesso durante i mesi invernali, e la pediatra che lo seguiva aveva suggerito alla mamma di intraprendere anche un percorso nutrizionale perché aveva visto che poteva essere migliorato.

P. era un bambino attivo, dormiva bene, e soffriva di una lieve forma di autismo, in trattamento con buoni risultati da qualche anno con educatrice e psicomotricità. 
La cosa però che preoccupava la mamma era il fatto che il bimbo spesso si ammalava di dei disturbi stagionali, infatti aveva dovuto operarlo per rimuovere tonsille e adenoidi, spesso infiammate.


Trattandosi di un bambino autistico, la mamma mi spiegò che P. aveva i suoi ‘riti’, e con il cibo aveva un pò di difficoltà perché doveva frullare o spezzettare gran parte delle pietanze.

Dal mio punto di vista sicuramente questa era una sfida, perché anche minimi cambiamenti di abitudini alimentari di un bambino autistico implica più difficoltà: ricerca di strategie per camuffare i cibi che magari non gradisce molto, bisogna stare attenti ai colori e/o alla consistenza, non si può variare troppo perchè si rischia che non accetti il cambiamento,.. quindi dovevo capire bene quali fossero le sue abitudini, i suoi gusti e soprattutto come fare ad apportare cambiamenti senza creare troppo scompiglio.

Iniziai quindi a raccogliere informazioni sulla dieta ed effettivamente c’erano parecchie cose da sistemare: si partiva  dalla merendina della colazione per arrivare alla pasta del pranzo, grissini , pane,… ad ogni pasto c’erano carboidrati.  E come se non bastasse la carne e il pesce dovevano essere frullati e messi dentro alla polenta, altrimenti non li mangiava. Verdura solo 2-3 volte a settimana, nel minestrone. Inoltre cosa estremamente negativa: beveva coca cola ogni giorno. Praticamente l’alimentazione era totalmente da  cambiare, anche perchè sappiamo che  un apporto di carboidrati eccessivo, oltre a sopprimere la funzionalità del sistema immunitario, va ad alterare la flora batterica e di conseguenza anche il comportamento.  Spiegai questo fatto alla mamma, la quale vedevo illuminarsi sempre di più su cosa bisognava fare per far sì che P. avesse un sistema immunitario più forte.

Vista la situazione non potevo fare troppi cambi, quindi  l’idea è stata di fare delle variazioni graduali, che fossero accettabili per il bimbo. 

Iniziai quindi con il cambiare la colazione dando alla mamma diverse ricette per fare in casa  le “merendine sane”, che non contenessero zucchero. Poi feci aggiungere ai fruttini della merenda la di farina di mandorle per fornire un apporto di acidi grassi camuffandone il sapore. 

Con la mamma studiammo delle strategie per far mangiare la carne senza la polenta, usando le spezie o frullandola assieme alle verdure che gli piacevano. Trovammo anche il modo di dargli le uova, presentandole a mo’ di tagliatelle al pomodoro. E infine per la coca cola le dissi gradualmente di ridurla e intanto sostituirla con quella alla stevia. 

Le consigliai di dare a P. un multivitaminico per bambini, un pò di vitamina D e dei probiotici per sistemare la flora batterica intestinale.

Preparai poi la mamma al fatto che P. avrebbe passato una fase di astinenza dagli zuccheri e che sarebbe stato più nervoso del solito: doveva quindi tenere i nervi saldi e cercare di farlo riposare di più e dargli più proteine e grassi, al fine di passare questa fase. Come previsto, P. passò questa fase: la mamma mi disse che era difficile gestirlo, ma la rassicurai sul fatto che sarebbe passata e la incoraggiai a persistere.
Lei fu molto brava, si mise molto in gioco per sperimentare nuove ricette, e non si diede per vinta quando P. rifiutava di mangiare i nuovi cibi che lei le proponeva. 


Dopo un mese travagliato, P. e la mamma tornarono a farmi visita. La mamma mi disse che P. ora aveva più sonno e fame, ma stava accettando i cambiamenti a livello alimentare, e si era stupita anche lei di come stessero andando le cose.

Quando dopo alcuni mesi rividi P. e la sua mamma, lei esordì subito dicendomi che il bimbo non si era mai ammalato, e inoltre aveva fatto anche un grande cambiamento a livello comunicativo. Mi ringraziò per averle dato quei consigli e per averla supportata nei momenti più difficili, e mi disse che prima che le parlasse la pediatra non avrebbe mai creduto che l’alimentazione potesse influire così tanto sulla salute, ma ora che aveva visto la differenza, ne era ben consapevole.” 

Dott.sa Francesca Marcon