Il digiuno nella storia è stato applicato dall’uomo per motivi di forza maggiore come la carenza di cibo, o per motivi religiosi o ancora come terapia medica. Ne esistono diversi tipi

Digiuno periodico

Pretty woman drinking water isolated on a white backgroundTale schema prevede un digiuno assoluto per quattro giorni, durante i quali è possibile assumere
esclusivamente liquidi come acqua, tè, caffè, e una zuppa di verdure pari a 50 calorie ogni sera. Questo digiuno è stato descritto e studiato da dei ricercatori dell’Istituto Universitario sulla Longevità della California e sembra mostrare effetti positivi nel breve periodo di tempo. Questi 4 giorni senza mangiare praticamente nulla andrebbero ripetuti ogni 2 mesi.

Se teniamo conto però del periodo storico in cui ci troviamo e del nostro stile di vita, è facile pensare a quanto sia difficile poter seguire questo regime di digiuno

Digiuno intermittente

Un approccio un po’ più facile da sostenere e che ultimamente sembra prendere piede tra molte persone consiste nell’alternare periodi di relativo digiuno a pasti più sostanziosi o normali.

Attualmente esistono diverse variazioni di questo concetto e, in base agli studi scientifici per ora pubblicati, tutti hanno ottenuto risultati positivi sulla salute, sul peso e sulla longevità. Una dieta di questo tipo è molto più facile da seguire poiché non si ha la sensazione della privazione. Tra questi regimi ricordiamo uno dei più famosi messo a punto dal Dr. Michael Mosley, caratterizzato nell’arco della settimana da 2 giorni di astinenza dal cibo intervallati da 5 giorni di normale nutrizione.

Un’altra opzione è quella di mangiare poco per un giorno e in modo illimitato il giorno seguente. Questo rappresenterebbe un digiuno a giorni alterni.

L’astenersi dal mangiare in maniera intermittente, considerando tutte le varianti possibili, aiuta l’organismo a funzionare al meglio tenendo conto della sua programmazione ormonale fisiologica. Infatti in questo modo la produzione di insulina e leptina si alternerebbe tra secrezioni basali e brevi picchi temporanei.

Punti positivi

1. Diminuzione della resistenza insulinica e leptinica
2. Funzionamento ottimale del sistema endocrino, andando ad ottimizzare anche il ciclo sonno/veglia
3. Si favorisce l’attivazione del metabolismo migliorando il profilo lipidico
4. Diminuzione della sensazione di fame, favorendo il senso di sazietà e conseguente calo del peso
5. Si promuove l’effetto antiaging
6. Si rinforza il sistema immunitario
7. Diminuisce il rischio cardiovascolare e di ipertensione

Rivelazioni importanti

Secondo uno studio del 2012 del Dr. Longo et al., brevi periodi di digiuno possono rivelarsi estremamente cancer cell made in 3d softwarepositivi nel maneggiare pazienti che si sottopongono a terapie chemioterapiche. Questo è possibile se lo stato nutrizionale del paziente è buono e non ci sono fenomeni di gravi carenze di nutrienti. In tal caso è indispensabile prima colmare tali lacune e poi procedere col digiuno.

Nello specifico lo studio ha osservato che nei topi, come negli umani, il digiuno comporterebbe una protezione delle cellule non cancerogene dagli effetti collaterali estremamente tossici delle cure chemioterapiche e un ritardo nella progressione della malattia.

E’ possibile affermare che un trattamento dei pazienti con il digiuno, renderebbe le terapie contro i tumori più efficaci e specifiche nel contrastare esclusivamente le cellule cancerogene. Questo è stato osservato per il melanoma, il glioma ed il cancro al seno.

Conclusione

Il digiuno prima della chemioterapia è sicuramente qualcosa che dovrebbe essere consigliato e attuato al reparto di oncologia, tenendo conto comunque del fatto che può essere un programma non appropriato per quei pazienti che presentano grosse carenze nutrizionali e cachessia estrema.

Il digiuno rallenta molto le cellule in rapida divisione e fa scattare un “crisi energetica” che rende le cellule tumorali selettivamente vulnerabili a chemio e radioterapia. Numerosi studi esistono a sostegno di questa ipotesi.

Il digiuno sensibilizza le cellule tumorali alla chemioterapia, come detto, ma aiuta anche le cellule normali a resistere maggiormente alla tossicità collaterali delle cure.

Cura ut valeas!

Dott.ssa Carolina Capriolo
Biologa Nutrizionista
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Fonti:

http://stm.sciencemag.org/content/4/124/124ra27.short
http://cancerres.aacrjournals.org/content/70/4/1564.short
“Come vivere 150 anni” Dr. Dimitris Tsoukalas ed. 2013