Le statine sono il farmaco più utilizzato per abbassare i livelli di colesterolo, in particolare i valori di LDL che potrebbero essere associati a malattie cardiovascolari. Ma l’assunzione di questi farmaci porta davvero un beneficio alla salute? Una recente metanalisi lo spiega.

Colesterolo: che cos’è?

Il colesterolo è una sostanza grassa essenziale per il normale funzionamento del corpo: il corpo umano lo utilizza per costruire le membrane cellulari e per produrre vitamina D, ormoni e sostanze che aiutano a digerire il cibo. Il colesterolo è trasportato nel sangue da due lipoproteine: la lipoproteina a bassa densità (low density lipoprotein-LDL) e la lipoproteina ad alta densità (high density lipoprotein-HDL). Nello specifico, le LDL contengono più colesterolo e lo trasportano dal fegato ai tessuti: spesso si parla di “colesterolo cattivo” perché livelli elevati possono portare alla formazione di placche nelle arterie con conseguenti malattie cardiovascolari. L’HDL invece è conosciuto come il “colesterolo buono” poiché aiuta a rimuovere il colesterolo dalle arterie trasportandolo dalla periferia al fegato (Kwiterovich, 1998).

Valori elevati di Colesterolo: cause

Le cause dell’elevato colesterolo nel sangue possono essere molteplici:

  1. Fattori genetici: alcune persone ereditano geni che favoriscono l’alta produzione di colesterolo o condizioni come l’ipercolesterolemia familiare, in cui possono esserci mutazioni per il recettore delle LDL con l’aumento di queste ultime in circolo.
  2. Dieta: un’alimentazione ricca di grassi trans e carboidrati può aumentare i livelli di colesterolo nel sangue.
  3. Stile di vita sedentario: la mancanza di attività fisica può abbassare il colesterolo HDL e alzare il colesterolo LDL.
  4. Età e sesso: con l’avanzare dell’età, il corpo diventa meno efficiente nel rimuovere il colesterolo LDL. Inoltre, dopo la menopausa, il livello di colesterolo LDL nelle donne può salire.

Trattamenti Farmacologici per il Colesterolo Alto

Quando i cambiamenti nello stile di vita non sono sufficienti per abbassare i livelli di colesterolo, possono essere prescritti farmaci come:

  1. Statine: questi sono i farmaci più comunemente prescritti per trattare l’alto colesterolo. Funzionano riducendo la produzione di colesterolo nel fegato (bloccando l’enzima HMGCoA reduttasi).
  2. Sequestranti degli acidi biliari: questi farmaci legano gli acidi biliari, costringendo il corpo a usare il colesterolo in eccesso per produrre più acidi biliari, il che riduce il livello di colesterolo nel sangue.
  3. Inibitori dell’assorbimento del colesterolo: un esempio è l’ezetimibe, che impedisce all’intestino tenue di assorbire il colesterolo che viene ingerito con il cibo senza però intaccare l’assorbimento dei trigliceridi e delle vitamine liposolubili.
  4. Iniezioni di PCSK9: si tratta di una classe più recente di farmaci che aumentano significativamente la capacità del corpo di rimuovere il colesterolo LDL dal sangue.

Colesterolo e statine: c’è davvero un beneficio?

L’aumento della quantità di LDL nel sangue è la presunta causa principale dello sviluppo dell’aterosclerosi. La riduzione dei valori di questo tipo di colesterolo è quindi stata individuata come obiettivo per prevenire le malattie cardiovascolari, dando adito all’idea che “minori sono i valori di LDL, meglio è”..ma è davvero così?

Una recente review analizza i risultati di 21 diversi studi clinici, per determinare l’efficacia delle statine nel ridurre i decessi complessivi e il rischio cardiovascolare. In particolare è stato dimostrato che  i benefici complessivi delle statine sono relativamente pochi e non sono direttamente collegati al tasso di riduzione del colesterolo LDL “cattivo”.

La riduzione della mortalità totale nelle persone che hanno assunto statine per 4,4 anni è stata dello 0,8% rispetto a chi non ha ricevuto questo trattamento. Per avere una metro di paragone, un’azione “semplice” come camminare riduce la mortalità 8 volte più delle statine. Infatti è stato dimostrato che camminare 8.000 passi due volte a settimana riduce la mortalità totale del 14,9% in 10 anni. Questi risultati dovrebbero essere comunicati ai pazienti per supportare decisioni cliniche informate e per orientare le linee guida cliniche e le politiche sanitarie. I ricercatori sottolineano che è importante tenere informati i pazienti in merito per aiutarli a prendere decisioni ben informate sulla loro salute.

E tu cosa ne pensi?