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Questa è una delle testimonianze della dott.ssa Biologa Nutrizionista Francesca Marcon, membro del comitato scientifico di EINUMM che applica i principi della Medicina Nutrizionale e Metabolomica nella sua professione.

P.K. 47 anni è stata indirizzata a me dal suo fisioterapista che la stava seguendo.
Pochi anni prima aveva avuto un grave infarto che le aveva compromesso la funzionalità cardiaca portandola al 50%.
Il suo tipo di infarto non era dovuto a problemi di colesterolo alto, ma si trattava di una dissezione spontanea del tronco comune della coronaria sinistra, ed è stata salvata per un soffio. In seguito aveva avuto anche un’infezione polmonare, e ancora, dopo qualche anno, il polmone non si era ripreso del tutto.


Già nella prima visita la vidi essere una donna molto energica e piena di voglia di fare.
Mi disse che desiderava fortemente fare di più, perchè da quando aveva avuto l’infarto si stancava facilmente e questo la faceva sentire limitata nella sua vita.
Voleva rimettere il suo corpo più in equilibrio possibile.

Lo stesso cardiologo le aveva consigliato di controllare l’alimentazione perché avrebbe influito sul mantenere più in salute possibile il suo cuore.

Vista la delicata situazione (risalente comunque a 3 anni prima), presi visione della documentazione clinica, al fine di avere un quadro più completo e capire quale strada intraprendere: non si trattava infatti di un “classico” infarto dovuto a trombosi. Questa volta dovevo ragionare diversamente.

Quando le feci il questionario alimentare vidi che tutto sommato la sua alimentazione era buona, faceva attenzione a quanto mangiava, ma tuttavia c’erano ancora troppi carboidrati e pochi acidi grassi.
Le consigliai quindi di aumentare il consumo di olio, olive, frutta secca, pesce e ridussi la frequenza del pane e di altri carboidrati. Ridussi anche il consumo di latticini per evitare la formazione di muco che interferisse con la funzionalità polmonare. 

L’altra cosa importante da correggere era la scarsa idratazione: meno di 1 litro al giorno era troppo poco, soprattutto dopo un evento del genere. 

Se da una parte agii in tal senso dal punto di vista dell’alimentazione, dal punto di vista dell’integrazione decisi di intraprendere una via per rafforzare le pareti dei vasi sanguigni e quindi favorire la produzione di collagene, tramite vitamina C, lisina, prolina e omega 3-6-9, poi le diedi un multivitaminico e in base alle analisi che mi aveva fornito le consigliai anche della vitamina D. 

Il tutto ovviamente fu dato considerando anche i farmaci che stava assumendo, in modo da non interferire con questi ma, al contrario, favorire l’azione terapeutica.

Avvisai K. che ci sarebbe stata una fase di stanchezza più intensa, e che quindi avrebbe dovuto assecondare questa sensazione cercando di riposare il più possibile e mangiare quanto indicato. Durante il controllo mi disse che aveva sperimentato anche una fase di stitichezza, ma che non si era preoccupata più di tanto perchè sapeva che questa era uno dei probabili sintomi della fase di riparazione. 

Mi riferì però che dopo qualche giorno aveva percepito una minore necessità di dormire, e gradualmente sentiva di avere più energia. La strada era giusta, confermata anche da nuovi esami del sangue.

L’energia gradualmente migliorò, come la resistenza alla fatica, e mi disse che non aveva più percepito quella sorta di catarro che spesso avvertiva a livello della gola. 

Ad oggi K. sta bene, ha recuperato più vitalità ed energia e con grande soddisfazione (anche per me!) mi disse che era felice perché in montagna era riuscita a camminare su una strada tutta in salita fino ad un rifugio a 1800 m di altezza, senza accusare alcuna stanchezza. E pensare che fino a  pochi mesi prima poteva lavorare solo 4 ore al giorno per non affaticarsi eccessivamente. Una bella rivincita!

Dott.sa Francesca Marcon