Il termine vitamina D si riferisce ad un gruppo di molecole, dette pro-ormoni, presenti soprattutto sotto forma di ergocalciferolo (vitamina D2) e colecalciferolo (vitamina D3).

La forma attiva della vitamina  (calcitriolo o 1,25-diidrossivitamina D) si lega a un recettore specifico presente sulla superficie delle cellule e può così svolgere la propria azione, collegata soprattutto, ma non solo, al buon funzionamento del metabolismo delle ossa.

Il recettore non si trova solo a livello delle cellule dell’apparato scheletrico, ma anche in molti altri tipi cellulari, da quelli del sistema immunitario a quelli dello stomaco, dei reni, della prostata e del cervello. Non c’è quindi da stupirsi se i potenziali effetti della vitamina D interessano così tanti aspetti della salute umana.

Conosciamola meglio … un po’ di storia!

La scoperta della vitamina D, all’inizio del secolo scorso, ha fatto luce sul fatto che l’esposizione solare fosse in grado di correggere e prevenire il rachitismo proprio tramite la produzione di questa molecola, ma il reale meccanismo con cui la suddetta sostanza agisse è stato a lungo sconosciuto.

Solamente negli anni ‘60-70 si è finalmente chiarito che la vitamina D funge da substrato per un processo metabolico complesso che, attraversando varie tappe e coinvolgendo diversi organi (primariamente fegato e rene), dà origine a un gran numero di metaboliti.

Fu poi ben presto dimostrato come uno di questi metaboliti, il calcitriolo, fosse oltre 400 volte più potente della vitamina D nell’indurre a livello intestinale il trasporto attivo di calcio, chiarendo come esso rappresentasse in realtà la tappa metabolica finale e biologicamente attiva della vitamina D.

La storia, tuttavia, non finì a quel punto, perché l’identificazione dell’esistenza di un recettore –vitamin D receptor o VDR– aprì nuovi e inattesi campi di ricerca. Infatti, divenne rapidamente chiaro che il recettore VDR fosse praticamente ubiquitario.

In realtà, sono stati identificati due tipi di recettori per la vitamina D. Il primo, localizzato nel nucleo delle cellule, è in grado di stimolare direttamente la trascrizione dei geni e quindi la sintesi di proteine (meccanismo genomico). Il secondo invece si trova sulla membrana cellulare e agisce inducendo la formazione di secondi messaggeri cellulari (quali l’AMP ciclico, l’acido arachidonico e altri) o fosforilando alcune proteine cellulari. Quest’ultimo meccanismo è di tipo non genomico e assicura una risposta cellulare molto più rapida.

La vitamina D interviene nella regolazione del 3% dei geni umani e molte cellule hanno un apparato enzimatico in grado di convertire localmente la vitamina D nel metabolita 25(OH)D e/o il 25(OH)D in calcitriolo con effetti regolatori paracrini (agendo sulle cellule vicine) e autocrini (agendo sulla cellula stessa) sulla proliferazione, la differenziazione e le funzioni cellulari.

Quali sono le fonti di vitamina D?

L’organismo non è in grado di sintetizzare questa sostanza e pertanto essa deve essere introdotta regolarmente con la dieta.

Il calore e l’azione dei raggi ultravioletti solari sono in grado di trasformare una sostanza presente sulla pelle, il 7-deidrocolesterolo, proprio in vitamina D3, per cui la vitamina D diventa una “vera vitamina” solo quando l’uomo e qualsiasi altro mammifero presentano un’adeguata esposizione alla luce solare.

La quantità di vitamina D contenuta negli alimenti è piuttosto scarsa, mentre secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanitàil 90% circa del fabbisogno di questo composto si ottiene grazie all’esposizione al sole.

Su questo punto restano però ancora molti dubbi da chiarire. Innanzitutto, bisogna tener conto del fatto che l’effetto benefico dell’esposizione al sole, e di conseguenza la sintesi di vitamina D da parte dell’organismo, non è sempre uguale, ma dipende da numerose variabili, come:

– l’ora in cui ci si espone,

– la latitudine,

– l’età,

– il colore della pelle,

– l’uso di creme solari e molto altro ancora.

Lo stile di vita moderno, che prevede sempre meno ore trascorse all’aperto anche per i bambini, non stimola la formazione della vitamina D e rende la carenza piuttosto comune.

Dalla dieta invece possiamo ottenere solo un piccolo aiuto per aumentare i livelli di vitamina D; tra i cibi che ne sono più ricchi ci sono alcuni pesci come il salmone, l’olio di pesce, il tuorlo d’uovo o alcuni alimenti addizionati, come latte e cereali.

Gli effetti benefici per la Salute della Vitamina D: cosa dice la Scienza

Vitamina D e apparato scheletrico

La vitamina D è essenziale per la salute dell’apparato scheletrico, poiché serve ad assorbire il calcio, elemento prezioso per avere ossa forti. Negli anni molti studi hanno dimostrato che la vitamina D di origine naturale e, in alcuni casi, la supplementazione, migliora la densità minerale delle ossa, aiuta a prevenire le fratture negli anziani e nelle donne dopo la menopausa ed è anche fondamentale per sostenere uno sviluppo armonico nei più piccoli. Tuttavia, evidenze più recenti mostrano che la densità ossea ottimale si costruisce soprattutto durante l’arco dell’intera vita, anche attraverso l’esercizio fisico.

In un articolo pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences si legge che “La carenza di vitamina D non ha solo un impatto negativo sulla salute dello scheletro, ma secondo alcuni potrebbe anche facilitare lo sviluppo e la progressione di molte cosiddette ‘malattie della civilizzazione’, come disturbi cardiovascolari, diabete, malattie autoimmuni e cancro”.

Vitamina D e tumori

Ricerche di laboratorio hanno dimostrato che la vitamina D è coinvolta in processi importanti che riguardano lo sviluppo e la progressione dei tumori, come l’infiammazione, la crescita cellulare, il metabolismo del glucosio e il funzionamento del sistema immunitario. Inoltre molti geni che regolano la proliferazione, la differenziazione e la morte programmata (o apoptosi) delle cellule sono regolati almeno in parte dalla vitamina D.

Un articolo pubblicato su Seminars in Cancer Biology ricorda che in generale bassi livelli di vitamina D sono legati a una maggiore incidenza di cancro e i dati più convincenti sono quelli che riguardano il tumore del colon-retto.

Nel novembre del 2020 sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Network Open i risultati della prima fase dello studio VITAL, dai quali emerge che assumere supplementi a base di vitamina D riduca l’incidenza di tumori in stadio avanzato e che questo effetto sia più forte in chi non è obeso.

Vitamina D e malattie neurodegenerative

Altri studi hanno suggerito invece un legame tra bassi livelli di vitamina D e sviluppo di problemi cardiovascolari o aumento del rischio di sclerosi multipla nelle donne.

Uno studio osservazionale prospettico ha esaminato l’associazione tra l’integrazione di vitamina D e l’incidenza di demenza in 12.388 persone senza demenza provenienti dal National Alzheimer’s Coordinating Center.

Dopo l’analisi, i dati hanno mostrato che l’esposizione alla vitamina D fosse associata a una sopravvivenza più lunga senza demenza e a un tasso di incidenza di demenza inferiore del 40% rispetto a quei casi in cui non si fosse stato il supporto dell’integrazione. È interessante notare che l’effetto della vitamina D sul tasso di incidenza differisca significativamente tra i gruppi variando i fattori di sesso, stato cognitivo e stato dell’apolipoproteina E (APOE).  Questi risultati mostrano l’importanza di mantenere un’adeguata assunzione di vitamina D come parte di una strategia di riduzione del rischio di demenza.

Vitamina D e malattie autoimmuni

La vitamina D è un fattore chiave anche nelle malattie autoimmuni e specialmente nella sclerosi multipla. Alte dosi di vitamina D, infatti, hanno un effetto immunoregolatore, ovvero: riducono i fattori che causano l’infiammazione (interleuchina-17) e rafforzano i meccanismi che controllano la risposta immunitaria dell’organismo (memoria CD4+). 

I pazienti affetti da malattie autoimmuni mostrano spesso resistenza alla vitamina D e necessitano di dosi maggiori e valori più elevati per avere lo stesso effetto biologico.

Per ottenere il massimo beneficio dalla vitamina D, è necessario disporre comunque di micronutrienti sufficienti che agiscano in sinergia con la vitamina specifica nel corpo. Questi componenti sono chiamati cofattori della vitamina D e sono:

  • Vitamina K2
  • Zinco
  • Boro
  • Magnesio
  • Calcio
  • Vitamine del complesso B

La vitamina D rafforza l’azione del sistema immunitario contro virus e microbi patogeni, ripristinando allo stesso tempo la capacità del corpo di riconoscere le proprie cellule e tessuti.

FONTI BIBLIOGRAFICHE

  1. https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/lo-sai-che/la-vitamina-d-e-una-molecola-chiave-per-la-salute
  2. https://www.clinicametabolomica.it/il-ruolo-della-vitamina-d-nella-sclerosi-multipla/
  3. “Integrazione di vitamina d e sua incidenza sulle forme di demenza: effetti di fattori come il sesso, il gene apoe e lo stato cognitivo basale”

Studio scientifico Ghahremani, M, Smith, EE, Chen, H-Y, Creese, B, Goodarzi, Z, Ismail, Z. Alzheimer’s Dement. 2023; 15:e1240

  • “Vitamina D: nulla di nuovo sotto il sole”.  Davide Gatti, Angelo Fassio Dipartimento di Medicina, Università di Verona